Itinerari alla scoperta dei set cinematografici
Profondo Rosso, La donna della domenica, Un colpo all’italiana.
Girando per Torino e dintorni, negli anni ’70, non era usuale imbattersi, come oggi, in set o troupe cinematografiche e ben pochi registi sceglievano il capoluogo piemontese come location per ambientare i propri film.
Ciononostante la città – con buona parte della sua zona collinare – fece da sfondo, proprio in quegli anni, a due capolavori, che sono ormai entrati a far parte della storia del cinema italiano. Mi riferisco, per la precisione, a due classici come Profondo Rosso di Dario Argento e La donna della domenica di Luigi Comencini, quest’ultimo tratto dall’omonimo romanzo di Fruttero e Lucentini. Si tratta di due noire che esordiscono, entrambi, con un omicidio, anche se poi sono molto diversi tra loro: il primo a sfondo horror e l’altro che strizza l’occhio al genere poliziesco ma con qualche sfumatura grottesca.
Per la verità c’è stato un film, antecedente – che potremmo considerare un vero e proprio antesignano e che, seppur non si tratti di un noire, come gli altri due, è comunque una pellicola “ad alta tensione” con inseguimenti mozzafiato in auto, nei luoghi più impensabili della città: giù dagli scalini della Gran Madre, sul tetto del Lingotto e addirittura su quello di Palazzo Vela. Parliamo di Un colpo all’italiana, ambientato quasi del tutto a Torino, ma diretto, niente meno, che da un regista inglese, Peter Collinson, nel 1969. Meno conosciuto degli altri due, al grande pubblico, ma un vero cult per i cinefili, il film è interessante perché racconta di un gruppo di ladri inglesi arrivati qui per organizzare una rapina ai danni di un convoglio che trasportava i ricavi della FIAT. Come quartier generale del gruppo era stata scelta Villa della Regina, una delle più belle tra le residenze sabaude, e che possiamo, tra l’altro, intravedere anche in alcuni fotogrammi di Profondo Rosso.
Ma andiamo con ordine e partiamo per il primo dei tour cinematografici, ispirandoci, per cominciare, alle atmosfere inquietanti di Profondo Rosso. Il film è stato girato per buona parte a Roma anche se, per alcune scene chiave e risolutive delle indagini, sono state scelte abitazioni e ville della precollina torinese. La trama – per chi non avesse visto il film – è piuttosto semplice. Marc (interpretato da David Hammings) è un pianista jazz inglese che assiste impotente all’omicidio della sua vicina di casa, per cui decide di iniziare ad indagare sulla faccenda, per conto proprio. Lo vediamo sulla sua auto imboccare alcuni percorsi pre-collinari, in particolare corso Giovanni Lanza, dove si trova la famosa Villa del bambino urlante, divenuta ormai meta d’obbligo dei fan di Dario Argento e che, nella realtà, si chiama Villa Scott. Si tratta di un perfetto esempio di stile liberty, che fu realizzato, al civico 57 del suddetto corso, dall’ingegner Pietro Fenoglio nel 1902.
Da qui arrivare a Strada Santa Margherita è un attimo. Dopo le prime curve della salita, per la precisione al numero 79, Marc si imbatte in Villa della Regina che meriterebbe già una prima sosta con visita degli interni e del giardino. Nel film la si scorge molto chiaramente anche se solo dall’esterno e per pochi fotogrammi. All’epoca delle riprese la residenza sabauda non era aperta al pubblico, mentre oggi, dopo un accurato restauro durato anni, è nuovamente visitabile, su prenotazione. Inserita nel Circuito delle Residenze Sabaude del Piemonte, la villa risale al 1600 e fu costruita per volere di Maurizio di Savoia.
Volendo proseguire su per Strada Santa Margherita si arriva all’Eremo, dove è possibile passeggiare ammirando la vista dall’alto sulla città per poi rientrare, fermandosi però ancora per un’ultima tappa, assolutamente d’obbligo, alla Villa d’Agliè in corso Casale. Da qui si imbocca, infatti, l’omonima strada. Di indubbio pregio storico, l’edificio e il parco sono seicenteschi e furono, in origine, di proprietà del duca Carlo Emanuele I, figlio di Emanuele Filiberto e di Margherita di Valois. Attualmente ospita, invece, matrimoni, ricevimenti e conferenze ma, è stata scelta per le riprese di entrambe i film.
Il secondo itinerario, basato questa volta, sulle indagini de La donna della domenica può dunque partire proprio da qui, per arrivare, in un secondo momento, ad imboccare strada Superga. Arrivarci seguendo le belle vie precollinari, come fanno il commissario Santamaria (Marcello Mastrianni) e Anna Carla Dosio (Jaqueline Bisset), è semplice e veloce. Salendo poi fino al civico 136, si può trovare quella che nel film è stata usata come la trattoria dove i due si fermano con l’intenzione di pranzare.
Questa location consente di allungare appena di poco la strada per andare a godersi un altro dei più bei punti panoramici della collina, ovvero la Basilica di Superga con la sua ampia terrazza antistante.
Un altro possibile itinerario, sempre inerente La donna della domenica parte dalla strada che si chiama, molto poeticamente, Dal ponte Isabella a san Vito, anche se poi nessuno la chiama così. Qui la via è meno ampia e un po’ più tortuosa, ma vale la pena anche solo per la frescura, se si è in estate e l’eleganza delle case storiche che la costeggiano. Salendo, senza neanche accorgersene, ci si ritrova in strada Val Pattonera dove si può scorgere la villa che nel film era abitata dalle sorelle Tabusso, una delle quali interpretata da un’esilarante Lina Volonghi. Volendo, da qui, si può attraversare un pezzo di collina e, approdare, tornando gradatamente verso la città, in piazza Hermada, oppure da San Vito, seguire le indicazioni per i borghi più vicini: Pecetto ed eventualmente anche Chieri. Quest’ultima, in particolare è stata anche teatro, in anni più recenti, delle riprese di alcune scene per il film di Giuseppe Ferrara, I banchieri di Dio – il caso Calvi, che sono state girate in una villa di strada Turriglie.
Immagini fotografiche: Marco Saracco
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