Molto intelligente, a dispetto del suo nome.
Un fantastico animale da compagnia

Se c’è  un luogo comune che non ci azzecca proprio con la realtà è  l’appellativo di asino per sostenere la stupidità o l’ignoranza di un povero umano.
Viceversa consideriamo, anche per certi versi giustamente, il confronto col cavallo come un  complimento alla bellezza, al vigore e al coraggio.
Ma se andiamo a vedere  il contributo che l’asino ha dato all’evoluzione della storia dell’uomo, e come ancora adesso continui ad essere indispensabile in molti paesi e società, non possiamo che inchinarci davanti a tanta disponibilità nei nostri confronti!
In realtà gli atteggiamenti che hanno portato ai luoghi comuni nei suoi confronti derivano proprio dalle sue qualità e dalla sua grande intelligenza.

L’asino quando si ferma e non si muove più di un passo, il più delle volte è  perché percepisce un pericolo o considera ingiusta la nostra richiesta e, anziché reagire con la fuga o con la paura come il cavallo, si ferma a pensare e a valutare la situazione per prendere la migliore delle decisioni! Lui, meglio di noi, valuta quale sia l’azione più saggia da prendere in quel momento. La sua frugalità, la sua sopportazione del lavoro, la sua grande forza rispetto alla sua mole, la resistenza alla fatica e la sua grande capacità di adattamento derivano dalle sue origini di animale dei climi aridi, di ambienti poveri, spesse volte estremi.

Dai deserti del corno d’Africa, diffondendosi verso nord e verso l’Asia, dove viveva la sua vita selvatica, almeno 4-5 mila anni fa, ma forse già anche 10.000, l’asino venne da subito addomesticato ed utilizzato per trasportare carichi in zone, spesse volte, dall’ambiente ostile. Ma già da 4000 anni era apprezzato anche per le qualità del suo latte, sia medicamentose che come presidio estetico, con il suo tripudio ai tempi degli egizi e dei romani, con Cleopatra e Poppea, la moglie di Nerone, che possedevano rispettivamente 300 e 500 asine per avere sempre a disposizione il latte per i loro bagni di bellezza. Tuttora il latte di asina, per le sue caratteristiche molto simili al latte umano, ne è un validissimo sostituto per i neonati con problemi alimentari, ed è utilizzato per vari prodotti di cosmetica e medicamentosi. Purtroppo col passare del tempo il nostro prezioso amico è stato sempre più soggetto a un utilizzo come animale da soma, per cui era stato addomesticato, ma senza la minima riconoscenza, e proprio i popoli che più lo hanno sfruttato lo sottopongono a inutili e spesso controproducenti maltrattamenti. Spesse volte la trasmissione culturale di comportamenti  e modus vivendi non porta necessariamente a un miglioramento  delle azioni umane!

Nel corso dei secoli sono poi state selezionate, secondo stime attendibili, 114 razze di asini, la maggior parte nel vecchio continente, con svariate attitudini in base all’utilizzo e all’ambiente, ma sempre per condurre una dura vita di animale da soma.
Ma comunque l’asino sarà sempre riconoscente a chi gli procura la sua piccola razione quotidiana, e a manifestare tangibilmente l’affetto verso di noi umani, sorvolando sugli appellativi che via via gli sono stati appioppati, e all’uso senza troppi riguardi, con un atteggiamento degno di un filosofo stoico!
E allora quale può essere il suo ruolo in una società come la nostra, dove la lentezza, la riflessione, l’osservazione prima dell’azione sono sempre più assenti?
Credo proprio nel riapprezzare il tempo, lo scorrere lento di una giornata in compagnia del nostro fedele e riflessivo asino che ci riporta a una dimensione naturale che comunque è ancora presente in quella parte ancestrale della nostra mente.

L’asino, insomma, può essere un fantastico animale da compagnia nella nostra casa in campagna, un utile ripulitore di terreni e un portatore infaticabile nelle passeggiate attraverso le nostre colline, magari coi bimbi comodamente trasportati nel basto, insieme alle provviste per un piacevole picnic….e capiremo che dare dell’asino  a chi non incontra la nostra simpatia e considerazione non è così corretto!

Immagini fotografiche: Vergnano&Vergnano

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