Regalarsi un tuffo nella natura

La collina torinese luogo ideale per una piscina naturale

Immaginate che la porta di casa vostra si apra su di un giardino di collina, dall’aspetto naturale. Potete uscire di casa in costume in una calda giornata d’estate, camminare attraverso le piante lussureggianti, cariche di foglie fresche, e vedere, meravigliosamente inserito nell’ambiente circostante, un affascinante specchio d’acqua in cui potervi tuffare.
Si tratta di una biopiscina, nella quale nuotate in armonia completa con l’ecosistema del vostro giardino.
Sui bordi, nel terreno umido, affondano le radici di Lysimachia ciliata dai fiori gialli, nell’acqua bassa svettano le spighe blu di Pontederia cordata, in fiore fino a tutto settembre. Non appena l’acqua si fa più profonda, si allargano invece le foglie delle ninfee rustiche come Nymphaea alba, dai fiori grandi e bianchi, o di Nymphaea “Marliacea Carnea” di un rosa pallido dal fascino antico.
Le libellule volano a filo d’acqua, le cicale tengono il loro concerto quotidiano e una rana viene a farvi visita sfidandovi in una gara di nuoto.
Le biopiscine sono davvero una grande occasione per relazionarsi con la natura, immergendosi letteralmente in essa. Una balneazione ecologica vicino alle fioriture di piante acquatiche, un inserimento armonioso, rispettoso dell’ambiente, senza cemento e senza cloro.
La collina torinese, soprattutto sul suo versante esposto a sud, è un luogo ideale per dare vita a una piscina naturale.

Il fiore di Nymphaea “Marliacea Carnea”, una antica varietà dal colore rosa tenue.

Colori e stagionalità delle biopiscine

La grande bellezza della biopiscina è nella ciclicità stagionale.
Il periodo di maggior godimento è senza dubbio l’estate, stagione in cui ci si immerge con più frequenza. In estate le piante acquatiche, con le loro foglie, i fusti e i fiori, sia sui bordi sia a filo d’acqua, donano una vera e propria struttura vegetale alla biopiscina.

Le foglie lanceolate di Acorus calamus “Variegatus”, simili a quelle delle Iris, sono semipersistenti; se gli inverni non sono troppo rigidi si comportano come sempreverdi.
Le belle foglie di Cortaderia cordata diventano traslucide in autunno.

L’autunno è un momento bellissimo per godersi lo specchio d’acqua con i colori delle piante che mutano e regalano sfumature naturali incantevoli per poi affievolirsi nell’inverno.
In inverno la biopiscina riposa quieta preparandosi alla primavera, magari sotto un sottile strato di ghiaccio e contornata dalla neve.
Infine la primavera costituisce un periodo di vera e propria rinascita, piena di germogli, gemme, prime fioriture che preannunciano l’estate. Se la temperatura lo permette, si può già iniziare a bagnarsi.

Come sono fatte le biopiscine

Questo articolo non ha certo la pretesa di spiegare come sono realizzate strutturalmente le biopiscine né come funzionano da un punto di vista tecnico. Può comunque essere interessante farsi un’idea attraverso qualche nozione di base.
Le biopiscine funzionano con un sistema a vasche separate: una vasca balneabile e una vasca per le piante, spesso strutturata su più livelli. Normalmente le due aree hanno la stessa dimensione per il mantenimento di un’acqua più pulita.
L’ampia e distinta area balenabile è costituita da un fondo ben visibile in telo impermeabile che si può rendere accessibile con scalinate e spiagge sommerse, pontili o terrazze direttamente sull’acqua. Quest’area è separata, dalla zona in cui sono messe a dimora le piante, da muretti sommersi, pietre affioranti o altri sistemi di divisione che permettano il passaggio dell’acqua tra le due vasche. Per cui, in una biopiscina, non ci si immerge tra le piante acquatiche, ma nelle immediate vicinanze.
La vasca di fitodepurazione, che può essere su più livelli, è generalmente più bassa di quella balneabile in modo da riscaldarsi prima e permettere un utilizzo della piscina per un periodo più lungo rispetto alle piscine tradizionali, dalla primavera all’autunno.
In quest’area sono le piante, con le loro radici, a fare buona parte del lavoro di fitodepurazione e ossigenazione. Le piante vengono inserite nella ghiaia, nei loro cestelli, e vanno curate esattamente come le piante del giardino: per alcune bisognerà intervenire con potature autunnali, per altre basterà pulire eliminando le foglie morte. Molte di esse hanno bisogno di concimazioni specifiche.

Ben evidente la struttura di questa biopiscina, progettata dalla paesaggista Anja Werner, divisa in area di fitodepurazione e area balneabile. In primo piano, da destra, le foglie lanceolate di Iris pseudacorus, i fiori gialli di Lysimachia punctata, gli spadici marroni, tondi, di Typha minima.

La depurazione non è affidata solo alle piante, ma anche a filtri naturali, ai microrganismi e all’aspirazione automatica.
La biopiscina, a differenza delle piscine tradizionali, viene mantenuta senza prodotti chimici per la depurazione. Non viene utilizzato il cloro, per cui l’ambiente acquatico è totalmente naturale, l’acqua dolce e limpida non causa dunque allergie.
La fitodepurazione naturale è utile a eliminare metalli pesanti, batteri, residui organici.

Per mantenere una biopiscina il più possibile pulita, priva di alghe e dall’acqua trasparente sono necessarie alcune accortezze:

  • anzitutto serve una pompa a basso voltaggio per mantenere l’acqua in circolo tra l’area fitodepurante (con le piante) e l’area balneabile. Questo sistema di pompaggio deve rimanere sempre attivo in tutte le stagioni, salvo forse l’inverno nelle zone in cui le temperature scendono sotto lo zero.
  • Un robot a spazzole sarà poi un valido aiuto per eliminare le microalghe dal fondale balneabile.
  • In ogni caso bisogna tenere a mente che la manutenzione di una biopiscina deve essere quasi giornaliera, con un occhio attento e appassionato, anche solo osservando che tutto proceda per il meglio.

Le piante acquatiche

Ci sono tante possibilità di arricchire la biopiscina di specie botaniche. È molto importante scegliere le piante giuste. Esistono specie acquatiche, come nel caso di Phragmites australis, che, pur essendo assolutamente efficaci nella depurazione delle acque si comportano come invasive e colonizzano ogni spazio a loro disposizione, mentre altre specie dall’indiscutibile fascino, come Houttuynia cordata, sono decisamente più gestibili. Meglio farsi consigliare da un vivaio specializzato o affidarsi a un giardiniere esperto per scegliere specie dall’aspetto ornamentale e più facilmente contenibili.

Houttuynia cordata “Chameleon” dalle foglie variegate verde, crema e rosse si comporta come coprisuolo sulle rive della biopiscina.
Butomus umbellatus, una delle più belle infiorescenze tra le piante palustri.

Immaginiamo che la zona dedicata alle piante nella nostra biopiscina sia divisa in tre livelli:

  • il bordo della biopiscina è adatto a specie che affondano le loro radici in terreni umidi ma non completamente immerse nell’acqua, come Houttuynia cordata, Lysimachia ciliata, Juncus effusus;
  • tra il pelo dacqua e circa 40 cm di profondità si possono coltivare piante palustri, molto attive nella fitodepurazione naturale, come Pontederia cordata, Equisetum hyemale, Butomus umbellatus e tutte le Iris palustri;
I fiori di Houttuynia cordata “Chameleon” persistono per più di un mese tra giugno e luglio.
  • infine ad una profondità di un metro o più, possono essere coltivati ninfee e fiori di loto e tutte le altre piante sommerse ossigenanti, come Myriophyllum spicatum, Potamogeton crispus.

Ogni specie ha una funzione e un portamento diversi e, se inserita correttamente nel proprio progetto di piscina naturale, vivrà a lungo regalando biodiversità e bellezza tutto l’anno.

La creazione di una biopiscina deve rispettare alcuni parametri ambientali e paesaggistici, per cui è consigliabile rivolgersi ad un progettista di esperienza che possa tradurre i desideri del proprio cliente consigliandolo e guidandolo. Tutte le immagini di questo articolo ritraggono biopiscine realizzate in Italia dalla paesaggista Anja Werner. Per conoscere meglio la sua opera potete visitare il suo sito www.anjawerner.it o leggere la sua interessante bibliografia.

Immagini fotografiche: Manuela Cerri

Ninfee in fiore in questa biopiscina progettata dalla paesaggista Anja Werner.
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